di Patrizia Mattioli e Alberto Cataneo
Il compito in classe è, per gli studenti, uno dei momenti più difficili del lavoro scolastico. Uno dei momenti in cui lo studente può contare, o almeno dovrebbe, solo su se stesso. In due o tre ore deve dare prova delle sue capacità di sintesi, di comprensione, di studio. Le possibilità di appello sono poche, forse due o tre per tutto il quadrimestre, e una volta scritto nero su bianco, il compito verrà corretto e valutato dal professore.
Per certi versi, il compito in classe potrebbe essere considerato più facile di un’interrogazione: si ha la possibilità di pensare con relativa calma, senza sentirsi addosso l’occhio vigile dell’insegnante, pronto a registrare ogni errore, ogni vuoto di memoria. D’altra parte, però, mettere nero su bianco le proprie conoscenze può essere per gli studenti un vero tormento: si riempie il foglio tra mille incertezze, con il dubbio di non aver studiato abbastanza o di non aver studiato le cose giuste; ma anche, talvolta, con la sensazione di non essere in grado di tradurre le proprie conoscenze in qualcosa degno di essere consegnato. In casi estremi, il compito in classe può sembrare al di sopra delle proprie possibilità: meglio allora evitare il rischio di consegnare il foglio in bianco, prendendosi un giorno di vacanza, magari con qualche senso di colpa. |
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